Unire i puntini

Ci sono discorsi che superano il tempo e il contesto per cui sono stati scritti. 

Le parole pronunciate da Steve Jobs durante il suo celebre discorso ai neolaureati della Stanford University sono tra queste e, riascoltate oggi, risuonano con una forza incredibile nel mio percorso con il Parkinson.

Il primo passaggio che sento mio è un invito alla libertà interiore: "Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: in qualche modo, loro sanno già cosa volete realmente diventare. Tutto il resto è secondario."

Dopo l'incontro con il Parkinson, ho capito che non potevo più vivere secondo le aspettative o le paure altrui. Mi sono lasciato guidare solo dal mio istinto, dalle mie valutazioni. 

Se sentivo di dover cambiare strada, anche a costo di essere criticato, lo facevo. 

D'altronde, come dico sempre, non sono una mucca: le mucche pascolano sempre nello stesso campo, io ho bisogno di trovare nuovi orizzonti.

Jobs prosegue con un'altra riflessione potentissima, quella dei "puntini da unire": "Ve lo ripeto: non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi indietro. Dovete quindi avere fiducia che, in qualche modo, i puntini si uniranno nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro istinto, il vostro destino, la vostra vita, il vostro karma, chiamatelo come volete. Questo approccio non mi ha mai tradito e ha fatto tutta la differenza nella mia vita."

Con il Parkinson, ogni giorno è un puntino.  Al momento, potrei non vedere il disegno complessivo, ma ho fiducia. 

Ho fiducia nelle scelte che faccio oggi, sulla base delle informazioni che ho e di quello che il cuore mi suggerisce. 

So che un giorno, guardandomi indietro, vedrò un percorso di resilienza e non di rassegnazione.

La vita, però, sa essere brutale. 

E Jobs non lo nasconde: "Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l'amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni. Questo è vero tanto per il vostro lavoro quanto per i vostri affetti. Il lavoro occuperà una parte importante della vostra vita, e l'unico modo per essere davvero soddisfatti è fare un grande lavoro. E l'unico modo di fare un grande lavoro è amare quello che fate. Se non l'avete ancora trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Come per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l'avrete davanti."

Il "mattone" per me ha un nome preciso. 

Ma anche dopo quella botta, non ho perso la fiducia. Ho cercato la mia passione e l'ho trovata, dedicando anima e corpo alla Bocciofila. 

Quello che poteva sembrare un semplice passatempo è diventato la mia missione, un luogo dove sentirmi utile, mettere a frutto le mie capacità e, soprattutto, amare quello che faccio. È il mio "grande lavoro".

Infine, la sua celebre chiusura, un vero e proprio mantra:"Stay Hungry. Stay Foolish." (Siate affamati. Siate folli.)

Queste non sono solo parole, ma una filosofia di vita. 

Dobbiamo essere "affamati": non accontentarci mai della diagnosi, ma cercare instancabilmente nuove emozioni, nuove esperienze, una vita piena nonostante tutto. 

E dobbiamo essere "folli": avere il coraggio di sfidare i limiti che la malattia vorrebbe imporci, di sognare traguardi che altri riterrebbero impossibili e di agire per raggiungerli.

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