Estate: il barista "campione"
Qualche anno fa, con una diagnosi di Parkinson fresca di stampa, me ne andai al mare a cercare di rimettere insieme i pezzi.
L'obiettivo era semplice: riprendere una parvenza di normalità tra un'onda e un cruciverba. Sole, sabbia, brezza marina.
Tutto perfetto. Troppo perfetto.
Infatti, una mattina, sulla spiaggia scoppia il dramma. Il guru del caffè shakerato, l'unica ragione per cui metà dei bagnanti era lì, si era dato malato. Vedevo già scene di panico, ombrelloni usati come armi improprie e clienti con crisi di nervi.
Fu allora che l'eroe che non ti aspetti entrò in scena: io.
Forte del mio nuovo superpotere – un tremore non richiesto al braccio sinistro – mi proposi come salvatore della patria (e della mattinata).
E fu magia.
Quel tremore, fino a ieri mio nemico giurato, si trasformò nel miglior shaker del litorale.
Il risultato? Caffè shakerati con una schiuma così perfetta che avrebbero fatto piangere d'invidia il miglior barman di Milano.
La prova del mio trionfo non tardò ad arrivare: a fine estate, mi ritrovai con tre agende telefoniche stipate di numeri di telefono. Tutte signore ammaliate dal mio talento.
Piccolissimo dettaglio: la più giovane aveva l'età di mia nonna. Diciamo... 75 anni suonati!
Una vittoria che mi ha insegnato una cosa fondamentale: a volte, il miglior modo per fregare la vita è trovarle un lato comico e riderci sopra.
